Spaccio Agricolo Ancona
Località Casellario
26834 Corte Palasio (LO)
Lo spaccio è aperto
Giovedì: dalle 15:00 alle 19:00
Venerdì e sabato: dalle 9:00 alle 12:00
dalle 15:00 alle 19:00
Un secondo davvero invitante e di sicuro effetto, particolarmente adatto ad una cena tra amici
Basta una decina di chilometri di strada dal centro di Lodi per ritrovarsi in uno splendido ambiente naturale pronto ad esplodere nella sua prorompente vitalità primaverile. L’ennesima puntata alla ricerca delle “fabbriche del gusto” ci porta allo spaccio agricolo Ancona di Corte Palasio, alla scoperta di una semplice storia familiare di bontà e artigianalità per i salumi di origine suina. Un’oasi di pace a due passi dalla città, fra stradine immerse in campi verdissimi ancora in gran parte delimitati da fitte albera ture, rogge, fiumi (l’Adda con le sue mortizze e il suggestivo Tormo) e l’antica abbazia cistercense di Abbadia Cerreto.
La bontà, naturalmente, non è solo questione di sapore ma è anche il ri sultato di attenzione per gli ingredienti, di cura dei particolari, di amore per un lavoro fatto con il cuore. È questo il messaggio che ci lancia Roberto Zanaboni, il più giovane della famiglia, accogliendoci nel suo spaccio agricolo aperto in collaborazione con il fratello Davide e il padre Angelo in un’ala della cascina Anco a, raggiungibile imboccando una stradina verso Casellario appena la ciato l’abitato di Corte Palasio.
Qui, in un ambiente semplice ma pulito e razionale, l’azzurro del grande banco refrigerato contrasta piacevolmente col pavimento in cotto e le grandi travi di legno lasciate a vista. Le pareti gialle fanno risaltare ancor meglio i “trofei” dell’azienda: salami, salamelle, cotechini, salsicce e prosciutto cotto, tutti rigorosamente lavorati in proprio. Nello spaccio è esposta anche la favolosa caciotta con olive verdi dell’azienda agricola Biraga di Terranova Passerini, grazie a un accordo commerciale stipulato con i fratelli Fiorentini.
Quella dello spaccio Ancona è una storia recente. L’inaugurazione, come ci racconta Roberto, è avvenuta il 22 novembre del 2009, alla presenza del sindaco del paese, parenti e amici vari accorsi in massa per la speciale occasione; tutti riuniti sotto il portico, scaldati da un bel sole autunnale e dall’abbondante assaggio di tante specialità suine. «Qui non s’inventa nulla - spiega ancora Roberto - ma si seguono le regole tramandate dall’esperienza di due aiutanti cremaschi, con un occhio alle ricette tipiche di una volta e l’utilizzo di carne suina di alta qualità certificata. I nostri salumi sono fatti senza conservanti e con l’aggiunta minima di potassio». Il risultato è un salame quasi di gusto cremasco, che vira verso il dolce, con poco sale e poco speziato.
Diploma di perito agrario nel cassetto e quindicinale esperienza di vendita mangimi alle spalle, fanno di Roberto la persona adatta per curare personalmente lo spaccio aziendale. Ogni sabato almeno tre maiali vengono spediti al macello Bertoletti di Graffignana per ritornare tagliati in mezzene il lunedì successivo. Da qui ha inizio l’opera di disossamento e sezionamento secondo modalità che solo l’esperienza può suggerire.
Una parte va a formare l’impasto per gli insaccati, dosando sapientemente spezie e aromi che daranno al salame Zanaboni un gusto particolare. L’altra è destinata alla produzione di prosciutto cotto e ai tagli di carne in vendita al banco dello spaccio, come lombata, adattissima per ricavare bracioline, lonza, puntine o il cosciotto per ottimi arrosti. L’insaccato passa circa sette giorni in una cella di asciugatura, dove giornalmente è controllato per adeguare umidità e temperatura. Ogni singolo salame è poi esaminato e, se occorre, accuratamente spazzolato per togliere la muffa bianca in eccesso prima di sostare nelle celle di stagionatura per almeno sessanta giorni, ove sono frequentemente visionati e coccolati prima di passare nel reparto vendita.
Sollecitiamo Roberto sull’argomento qualità. «Non c’è alcun paragone con il prodotto industriale - risponde prontamente - sia per il sapore sia per la digeribilità. Difficoltà particolari non ne abbiamo mai registrate, salvo la fatica di tenere sotto costante controllo la qualità, partendo dall’allevamento».
I suini, alla cascina Ancona, fecero la loro comparsa nel 2003 quando i tre fratelli Zanaboni, Angelo, Piersandro e Renato (fin dagli anni Cinquanta allevatori di frisone da latte), decisero di separare i loro destini. Il signor Angelo si ritagliò allora un angolo della cascina e, con l’aiuto dei figli Davide e Roberto, costruì due capannoni ove adesso alloggiano circa 1200 maiali. Ibridi da ingrasso che gli Zanaboni acquistano a un peso di circa trenta chilogrammi dal grande allevamento Marco Lunati della cascina Gudio di Basiasco ove i porcellini sono allevati con ogni riguardo con impianti all’avanguardia per riscaldare in inverno e per refrigerare nei torridi mesi estivi.
Nella fattoria Ancona i capi destinati alla grossa distribuzione sono venduti al raggiungimento dei 170 chilogrammi di peso, mentre gli animali destinati a finire nello spaccio interno sono portati anche oltre i duecento chili prima di essere macellati.
Oltre lo spaccio, la Società Agricola Zanaboni ha terreni propri, circa ventidue ettari attorno all’azienda, ove si coltiva soprattutto mais e prato stabile di vecchia data. Orzo, tritello di frumento e fonte proteica per completare l’alimentazione dei suini, sono acquistati da una primaria azienda mangimistica che dà anche consulenza per la formulazione del mangime, preparato in loco con sistema automatico computerizzato.
L’attività agricola e la cura dell’allevamento sono competenza esclusiva di papà Angelo con il prezioso aiuto del figlio maggiore, Davide, grande esperto anche di macchine e attrezzature agricole. Insomma, l’azienda Zanaboni è perfettamente autonoma e autosufficiente sotto ogni punto di vista.
Non mancano comunque elementi di perplessità che il signor Angelo sintetizza così: «Troppa burocrazia, troppi impegni, poco guadagno». Come risolvere l’arcano? È ancora il figlio Roberto che traccia la rotta. «Il nostro obiettivo è di ridurre gradualmente l’allevamento intorno ai 250-300 capi da destinare interamente alla vendita diretta nello spaccio ed evitare così la vendita alla grande distribuzione che dà pochissimo reddito».
Ora che mangiare è diventata un’arte e che fare la spesa in cascina e negli spacci a chilometro zero sta contagiando sempre più gente, non sembra un traguardo irraggiungibile. Sempre più persone progettano tour e weekend alla ricerca del cibo di una volta con cui riempire il bagagliaio. Anche il Lodigiano sembra avere le carte in regola per non sfigurare sotto quest’aspetto. «Ho un cliente abituale - conclude Roberto - che arriva da lontano e ogni settimana si porta a casa un salame e molte altre nostre specialità. Ebbene, ogni volta che entra, si lamenta che il salame che gli avevo venduto sapeva di tappo. Un modo simpatico di prendermi in giro con la speranza di ottenere uno sconto. Ogni tanto faccio finta di crederci».
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